Casino Royale, ’Fumo’ al Cubo: "Col disco siamo tornati a casa"

I Casino Royale sono stati uno dei gruppi protagonisti del rinascimento musicale della Milano degli anni ’90. Insieme agli Afterhours, ai Marlene Kuntz e altri, hanno intrecciato il pop con la ricerca sonora, dall’elettronica al ritmi giamaicani, arrivando sino a oggi con la pubblicazione dell’album Fumo, realizzato insieme al produttore elettronico Clap! Clap!, nome d’arte di Cristiano Crisci. La formazione, guidata allora come adesso da Alioscia Bisceglia presenta il disco questa sera al Cubo (Giardini di Porta Europa, Piazza Sergio Vieira de Mello, ore 21). Ingresso gratuito.
Bisceglia, la vostra relazione con la cultura sonora giamaicana è sempre stata molto forte. Come si sviluppa nel nuovo disco ’Fumo’?
"Quando componiamo le linee melodiche vengono appoggiate su accordi suonati in levare o spesso i pezzi nascono da linee di basso fondamentalmente di matrice reggae, spesso sono prima pensate e cantate. Se poi dai tutto in mano a Clap Clap! il risultato è un disco di bass music che riporta tutto alla sound system culture e quindi a questo giro siamo un po’ più di altre volte tornati in un certo senso a casa".
Avete sempre conciliato la festa con la consapevolezza sociale. Oggi come si mantiene questo rapporto per voi vitale?
"La festa sta nel suono, nell’impatto che le linee di basso e i breaks hanno su di te a livello fisico e mentale, festa non significa per forza leggerezza, anche se certo ci facciamo delle risate e mica balliamo solo “musica guerriera“. Il resto, la narrazione, tende a condividere stati d’animo che spesso sono ansie o riflessioni critiche su quello che ci circonda, questo crea empatia. Sentirsi meno soli anche nelle frustrazioni e nella rabbia ti fa tornare a casa con qualcosa che secondo me è appagante, o meglio utile, ad andare avanti".
Casino Royale significa anche impegno, pensiamo al Centro Sociale Conchetta, ancora attivo e vitale. Cosa rimane di quella Milano dove fiorivano esperienze del genere?
"Poco, per me. Milano ha cancellato tutte queste esperienze che nel loro essere discordanti dal sistema hanno sempre portato fermento e creatività oltre che rappresentare un rifugio ed un’alternativa al modello sociale classico. Da quando scrivo in italiano Milano è sempre stata al centro della mia attenzione, proprio oggi ho riascoltato Cielo, un brano che ho scritto nel 1992, è incredibile come sia più attuale di prima. Milano rischia di cancellare dalla memoria pure il Leocavallo, che rappresenta una memoria e una storia collettiva. Ci sono comunque frange di nuova umanità, di giovani con cui dovremmo condividere i nostri vecchi percorsi e assorbire i loro nuovi stimoli e intuizioni. Dovremmo in un certo senso ricompattarci e riconoscerci gli uni negli altri, questo aiuterebbe a non far morire un certo spirito e le conseguenti pratiche altre".
Come è nato il vostro rapporto con Clap! Clap! e quanto il lavoro con il produttore ha ‘segnato’ il nuovo disco?
"Io avevo incontrato quel genio di Cristiano Crisci quando si faceva chiamare Digi Galessio in occasione del RedBull Culture Clash e in seguito mi aveva affascinato il suo lavoro sui suoni etnici catapultati nell’oggi. Lui conosceva Casino Royale ed ora ha deciso di ridarci qualcosa in cambio, una visione ed un suono molto più largo al nostro lavoro".
İl Resto Del Carlino